Il Madagascar è considerato una delle più grandi isole del mondo. Ma dal punto di vista geologico è piuttosto un continente. E’ uno dei grandi blocchi in cui si è frammentato l’antico megacontinente australe del Gondwana, che negli ultimi milioni di anni sono andati alla deriva per gli oceani meridionali di tutto il mondo. Così sono sorte l’Australia, insieme alla Nuova Guinea; l’Antartide, che è rimasto isolato attorno al polo sud; l’America Meridionale, che dopo un lungo viaggio si è unita all’America Settentrionale con l’emergenza dell’istmo di Panama; l’Africa, che continua a premere contro l’Europa; l’India, che si è scontrata con l’Asia dando origine alle catene montuose più elevate del pianeta. Se l’India è il settimo continente, il Madagascar l’ottavo. Il Madagascar si è staccato prima dall’Africa, circa 120 milioni di anni fa, e poi anche dall’India, 90 milioni di anni fa. Da allora ha iniziato una deriva solitaria nell’Oceano Indiano. Il suo protratto isolamento lo ha dotato di una fauna assai particolare: la quasi totale assenza di predatori ha portato a una moltiplicazione delle specie dei lemuri fra i mammiferi, dei gechi e dei camaleonti fra i rettili. Fino a tempi assai recenti qui viveva anche un gigantesco uccello non atto al volo: Aepyornis maximus, l’uccello elefante. Solo un braccio di mare separa il Madagascar dalle savane dell’Africa orientale, dove hanno avuto luogo i primi atti dell’evoluzione umana. Eppure è stata una delle ultime terre emerse ad essere raggiunta dalla nostra specie, Homo sapiens, fra i 1500 e i 2000 anni fa. E quelli che l’hanno popolato non venivano dall’Africa, ma dall’Asia, e da molto lontano: dall’Indonesia. La lingua del Madagascar è una lingua austronesiana, come sono quasi tutti gli idiomi parlati in Indonesia. I linguisti affermano, con una precisione ancora maggiore, che il malgascio è strettamente imparentato con le lingue parlate nel Borneo.
Le rotte di navigazione che conducevano dall’Indonesia all’Africa orientale facevano parte di un grande itinerario del mondo antico: la via delle spezie. Già 5000 anni or sono troviamo i chiodi di garofano, una produzione originaria delle Molucche (Indonesia orientale), in Mesopotamia. Il commercio si estese rapidamente all’Egitto e di qui al Mediterraneo, alla Grecia, a Roma. Di contro i romani fornirono all’Asia il prezioso dono del vino. Così la via delle spezie contribuì in maniera decisiva non solo alla prosperità economica, ma anche alle conoscenze geografiche e allo sviluppo culturale di tutti i popoli coinvolti. E i mercanti indonesiani, con i loro carichi pregiati, si abituarono a navigare in pieno oceano per rifornire direttamente l’Africa e l’Europa ed evitare così gli intermediari e i concorrenti che erano situati sulle coste dell’India. Il popolamento del Madagascar è dovuto proprio allo sviluppo di questa rete commerciale, sia esso stato scoperto per caso oppure sia stato oggetto di un’esplorazione programmata.
Quasi nello stesso periodo di tempo del popolamento originario del Madagascar, gruppi di umani approdavano per la prima volta nelle isole del Pacifico centrale, spingendosi fino alle Hawaii e all’Isola di Pasqua. L’estrema lontananza di queste isole non solo dalle masse continentali, ma anche dalle altre isole oceaniche, rende davvero memorabili queste imprese, rese possibili solo da una conoscenza assai avanzata dell’arte della navigazione. Fatto sorprendente è che gli indigeni stanziatisi su queste isole parlavano (e i loro discendenti parlano tuttora) anch’essi lingue austronesiane, quasi all’altro capo del mondo del Madagascar. E lingue austronesiane sono parlate in quasi tutte le isole dell’Oceania (sono austronesiani anche i Maori della Nuova Zelanda), anche se in Nuova Guinea i popoli austronesiani sono una e non hanno toccato l’Australia. Una serie di indizi linguistici ci aiuta a identificare la sede originaria di questi popoli, da
dove in ultima istanza avrebbe preso questo ventaglio di migrazioni ad ampissimo raggio. E’ Taiwan, o Formosa che dir si voglia, dove è insediato l’attuale stato della Cina nazionalista. Ancor oggi, pure in fase critica, esistono in alcune zone dell’isola vari gruppi Continua a leggere